Uomo e Società
MARCOS. HISTORIA DE DEMOCRACIA, JUSTICIA Y LIBERTAD di Valeria Amato. Anno 2019
MARCOS
Historia de democracia, justicia y libertad
Historia de democracia, justicia y libertad
Valeria Amato


Tutto questo fino a quando, all’inizio degli anni Ottanta, tre meticci e tre indigeni si inoltrarono nella Selva Lacandona con l’intento di prepararsi a combattere nel momento in cui le ‘comunità degli invisibili’ avessero deciso di passare all’azione e di ribellarsi alla dittatura. Gli inizi furono lenti e difficili, vissuti tra solitudine e adattamento all’ambiente: case, piante medicinali e cibo dovevano essere strappati alla montagna poiché non c’era ancora l’appoggio totale da parte delle diverse etnie dei vari villaggi. Occorreva imparare a muoversi silenziosamente ma con efficacia, e mantenere il segreto con le proprie famiglie per evitare ad ogni costo di essere individuati dal nemico.



L’insurrezione indigena assunse, dunque, una rilevanza di proporzioni uniche tanto che la stampa si mosse alla volta di questa regione maya confinante con il Guatemala (e con il maggiore tasso di mortalità infantile del Paese), quando un uomo dal volto coperto e dal nome di battaglia Subcomandante Insurgente Marcos, rompendo con la rigidità storica del discorso rivoluzionario, parlò all’intero Paese.






























(Dalle montagne del sudest messicano. Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Subcomandante Insurgente Marcos.
Messico. Dicembre 2012 - Gennaio 2013).
Messico. Dicembre 2012 - Gennaio 2013).







(Dalla realtà zapatista. Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, 24 maggio 2014).
Messico, 24 maggio 2014).



* E ora con la nostra parola annunciamo che:
PRIMO – Riaffermeremo e consolideremo la nostra appartenenza al Congresso Nazionale Indigeno, spazio di incontro con i popoli originari del nostro Paese.
SECONDO – Riprenderemo i contatti con i nostri compagni e compagne aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona in Messico e nel mondo.
TERZO – Cercheremo di costruire i ponti necessari verso i movimenti sociali che sono sorti e sorgeranno, non per dirigere o usurpare, bensì per imparare da loro, dalla loro storia, dai loro cammini e destini.
QUARTO – Continuerà la nostra distanza critica di fronte alla classe politica messicana che, nel suo insieme, non ha fatto altro che crescere sulle spalle delle necessità e speranze della gente umile e semplice.
QUINTO – Rispetto ai mal governi federali, statali e municipali, esecutivi, legislativi e giudiziali, ed i media che li accompagnano diciamo la seguente cosa: i mal governi di tutto lo spettro politico, senza eccezione alcuna, hanno fatto di tutto per distruggerci, per comprarci, per farci arrendere. PRI, PANE, PRD, PVEM, PT, CC ed il futuro partito del RN, ci hanno attaccato militarmente, politicamente, socialmente ed ideologicamente. I grandi mezzi di comunicazione cercarono di farci sparire, con la calunnia servile ed opportunista in primo luogo, con il silenzio furbo e complice dopo. Com’è stato chiaro il 21 di dicembre del 2012, tutti hanno fracassato. Resta allora al governo federale, esecutivo, legislativo e giudiziale, di decidere se riproporre la politica controrivoluzionaria che solo ha ottenuto una debole simulazione turpemente sostenuta nel calderone mediatico, o riconoscere e compiere i suoi accordi elevando a rango costituzionale i diritti e la cultura indigena, così come lo stabiliscono gli accordi chiamati di San Andrés, firmati dal governo federale nel 1996, guidato dallo stesso partito che ora è nell’esecutivo. Resta al governo statale decidere se continua la strategia disonesta e vile del suo predecessore che oltre ad essere corrotto e bugiardo, prese soldi dal popolo del Chiapas per il proprio arricchimento e per quello dei suoi complici, e si dedicò all’acquisto sfacciato di voci e piume nei media, mentre sommergeva il popolo del Chiapas nella miseria, nello stesso momento in cui faceva uso di poliziotti e paramilitari per tentare di frenare l’avanzata organizzativa delle comunità zapatiste; o, invece, con verità e giustizia, accetta e rispetta la nostra esistenza e si rassegna all’idea che fiorisce una nuova forma di vita sociale nel territorio zapatista, Chiapas, Messico. Fioritura che attrae l’attenzione di persone oneste in tutto il pianeta. (…)
SESTO – Nei prossimi giorni l’EZLN, attraverso le proprie commissioni sesta ed internazionale, farà conoscere una serie di iniziative, di carattere civile e pacifico, per continuare a camminare vicino agli altri popoli originari del Messico e di tutto il continente, e vicino a chi, in Messico e nel mondo intero, resiste e lotta in basso ed a sinistra.
PRIMO – Riaffermeremo e consolideremo la nostra appartenenza al Congresso Nazionale Indigeno, spazio di incontro con i popoli originari del nostro Paese.
SECONDO – Riprenderemo i contatti con i nostri compagni e compagne aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona in Messico e nel mondo.
TERZO – Cercheremo di costruire i ponti necessari verso i movimenti sociali che sono sorti e sorgeranno, non per dirigere o usurpare, bensì per imparare da loro, dalla loro storia, dai loro cammini e destini.
QUARTO – Continuerà la nostra distanza critica di fronte alla classe politica messicana che, nel suo insieme, non ha fatto altro che crescere sulle spalle delle necessità e speranze della gente umile e semplice.
QUINTO – Rispetto ai mal governi federali, statali e municipali, esecutivi, legislativi e giudiziali, ed i media che li accompagnano diciamo la seguente cosa: i mal governi di tutto lo spettro politico, senza eccezione alcuna, hanno fatto di tutto per distruggerci, per comprarci, per farci arrendere. PRI, PANE, PRD, PVEM, PT, CC ed il futuro partito del RN, ci hanno attaccato militarmente, politicamente, socialmente ed ideologicamente. I grandi mezzi di comunicazione cercarono di farci sparire, con la calunnia servile ed opportunista in primo luogo, con il silenzio furbo e complice dopo. Com’è stato chiaro il 21 di dicembre del 2012, tutti hanno fracassato. Resta allora al governo federale, esecutivo, legislativo e giudiziale, di decidere se riproporre la politica controrivoluzionaria che solo ha ottenuto una debole simulazione turpemente sostenuta nel calderone mediatico, o riconoscere e compiere i suoi accordi elevando a rango costituzionale i diritti e la cultura indigena, così come lo stabiliscono gli accordi chiamati di San Andrés, firmati dal governo federale nel 1996, guidato dallo stesso partito che ora è nell’esecutivo. Resta al governo statale decidere se continua la strategia disonesta e vile del suo predecessore che oltre ad essere corrotto e bugiardo, prese soldi dal popolo del Chiapas per il proprio arricchimento e per quello dei suoi complici, e si dedicò all’acquisto sfacciato di voci e piume nei media, mentre sommergeva il popolo del Chiapas nella miseria, nello stesso momento in cui faceva uso di poliziotti e paramilitari per tentare di frenare l’avanzata organizzativa delle comunità zapatiste; o, invece, con verità e giustizia, accetta e rispetta la nostra esistenza e si rassegna all’idea che fiorisce una nuova forma di vita sociale nel territorio zapatista, Chiapas, Messico. Fioritura che attrae l’attenzione di persone oneste in tutto il pianeta. (…)
SESTO – Nei prossimi giorni l’EZLN, attraverso le proprie commissioni sesta ed internazionale, farà conoscere una serie di iniziative, di carattere civile e pacifico, per continuare a camminare vicino agli altri popoli originari del Messico e di tutto il continente, e vicino a chi, in Messico e nel mondo intero, resiste e lotta in basso ed a sinistra.


BIBLIOGRAFIA
L. CASTELLANOS, Punto e a capo, presente. Passato e futuro del movimento zapatista, Alegre Ed., Roma 2009.
S. MARCOS, Racconti per una solitudine insonne, Arnolo Mondadori Ed., Milano 2001.
I. RAMONET, Marcos, la dignità ribelle, Asterios Editore, Trieste 2001.
R. ZIBECHI, Il paradosso zapatista, Eléuthera Ed., Milano 1998.
Siti consultati: www.ezln.org.mx e www.radioinsurgente.org
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TRADIMENTI. Recensione del film 'Il traditore'. Anno 2019
TRADIMENTI
Filippo Paoli, Cinzia Sersante, Concetta Turchi, Valeria Amato e Alessandro Bellodi
Filippo Paoli, Cinzia Sersante, Concetta Turchi, Valeria Amato e Alessandro Bellodi

Soggetto e regia: Marco Bellocchio.
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo, Francesco La Licata.
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Fausto Russo Alesi, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane,
Luigi Lo Cascio, Nicola Calì, Giovanni Calcagno, Bebo Storti,
Gabriele Cicirello, Paride Cicirello, Pier Giorgio Bellocchio, Rosario Palazzolo e Pippo Di Marca.
Fotografia: Vladan Radovic. Effetti speciali: Danilo Bollettini, Rodolfo Migliari. Montaggio: Francesca Calvelli.
Scenografia: Andrea Castorina. Costumi: Daria Calvelli.
Musiche: Nicola Piovani. Suono: Gaetano Carito e Adriano Di Lorenzo.
Produzione: IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema (Italia-Francia-Germania-Brasile). Durata 148 minuti. Anno 2019.
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo, Francesco La Licata.
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Fausto Russo Alesi, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane,
Luigi Lo Cascio, Nicola Calì, Giovanni Calcagno, Bebo Storti,
Gabriele Cicirello, Paride Cicirello, Pier Giorgio Bellocchio, Rosario Palazzolo e Pippo Di Marca.
Fotografia: Vladan Radovic. Effetti speciali: Danilo Bollettini, Rodolfo Migliari. Montaggio: Francesca Calvelli.
Scenografia: Andrea Castorina. Costumi: Daria Calvelli.
Musiche: Nicola Piovani. Suono: Gaetano Carito e Adriano Di Lorenzo.
Produzione: IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema (Italia-Francia-Germania-Brasile). Durata 148 minuti. Anno 2019.



Questione religiosa


Questione familiare







Questione della malattia psichica



Buscetta: “A quel tempo i bambini non si toccavano, le donne, i giudici. ‘Cosa Nostra’ aveva dei valori, dei principi conosciuti e condivisi da tutti”.
Falcone: “Ma quali valori?! Quali valori!”.
Buscetta: “Proteggere la povera gente…”.
Falcone: “Ma ci crede veramente? (…) Non fa onore alla sua intelligenza. Ammazzare Carabinieri e giudici, rovinare con l’eroina migliaia di ragazzi”.
Buscetta: “Ma io prima dell’eroina sto parlando, c’è una bella differenza. Ma infatti me ne sono andato”.
Falcone, con ironia: “Giustamente, prima dell’eroina gli uomini loro non li ammazzavano e rubavano polli. Le cronache sono piene di delitti atroci, la vecchia e nobile Mafia è una leggenda. Basta! E penso un’altra cosa, e gliela devo proprio dire Buscetta: lei, ‘il boss dei due mondi’, come se lo è guadagnato questo titolo se in centinaia di pagine di verbale non si è attribuito un solo reato serio? Francamente se ammettesse qualche cosa sarebbe più credibile. Cos’è che mi ha fatto scrivere prima: che non le piaceva sparare ma guardare sparare? Non mi prenda per il culo Buscetta!”.
Buscetta: “Dottore Falcone, noi abbiamo fatto un patto. Io lo sto rispettando”.
Falcone: “Può firmare”.


Questione dello Stato



Questione della morte




Per un affresco d'insieme...









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NAVIGARE PER I MARI COME EVOLUZIONE DELL’IMMAGINE UMANA di Claudio Malizia. Anno 2015
NAVIGARE PER I MARI COME EVOLUZIONE DELL’IMMAGINE UMANA
Claudio Malizia

Ispirazione di Claudio Malizia







Helvoetsluys: la "Città di Utrecht" prende il mare di W. Turner (1832)










Notturno di Concetta Turchi

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Gli Etruschi. IL CANTO DELLA CITTÀ DEI MORTI video di Concetta Turchi. Anno 2014
Archeologia. LA SCRITTURA SULLE VIE DEL MARE di Patrizia Fortini. Anno 2002
Il simposio. IL TEMPO DELLE RELAZIONI TESSUTE di Patrizia Fortini. Anno 2003

LA SCRITTURA SULLE VIE DEL MARE
Patrizia Fortini

Vaso d'impasto a forma di galletto con alfabetario etrusco, da Viterbo, metà VII sec. a.C.
(da Gli Etruschi, Catalogo del/a Mostra, Venezia' Palazzo Grassi, 2000, a cura di M. Torelli, Milano 2000, p. 476).
(da Gli Etruschi, Catalogo del/a Mostra, Venezia' Palazzo Grassi, 2000, a cura di M. Torelli, Milano 2000, p. 476).


























BIBLIOGRAFIA
Antiche genti d’Italia, Catalogo della Mostra, Rimini - Sala dell’Arrengo e Palazzo del Podestà, 20 marzo-28 marzo 1994, Roma 1994.
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M. CRlSTOFANI, Etruschi ed altre genti nell’Italia preromana. Mobilità in età arcaica, Roma 1996.
M. CRISTOFANI, Gli Etruschi del mare, Milano 1983.
M. CRlSTOFANI, Introduzione allo studio dell’Etrusco, Firenze 1992.
G. DEVOTO, Il linguaggio d’Italia. Storia e strutture linguistiche italiane dalla preistoria ai nostri giorni, Rizzoli Editore, Milano 1974.
G. DEVOTO, Storia della lingua di Roma, Cappelli Editore, Bologna 1983.
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M.G. GUZZO AMADESI, Le iscrizioni fenice e puniche delle colonie in Occidente, Roma 1967.
Italia Omnium Terrarum Alumna. La civiltà dei Veneti, Reti, Liguri, Celti, Piceni, Umbri, Latini, Campani e Iapigi, Credito Italiano Editore, Milano 1989.
Italia Omnium Terrarum Parens. La civiltà degli Enotri, Choni, Ausoni, Sanniti, Lucani, Brettii, Sicani, Elimi, Credito Italiano Editore, Milano 1989.
I Fenici, Catalogo della Mostra, Venezia - Palazzo Grassi 1988, Bompiani Edizioni, Milano 1988.
I Fenici ieri, oggi, domani. Ricerche, scoperte, progetti. Atti del Convegno. Roma 1994, Roma 1995.
I Greci. Storia Cultura Arte Società, 2. Una storia greca. I. Formazione, a cura di Salvatore Settis, Enauidi Editore, Torino 1996.
Il commercio greco nel Tirreno in età arcaica: Studi in memoria di M. Napoli, a cura di M. Mello, Salerno 1981.
Il Mediterraneo Orientale Cipro - Dodecanneso - Creta 16° - 6° sec. a.C., Catalogo della Mostra, Roma, Musei Capitolini - Palazzo Caffarelli. gennaio - aprile 2001, a cura di Nikolaos Chr. Stampolidis - Alexandra Kanta, Atene - Roma 2001.
L’arte dei Popoli Italici dal 3000 al 300 a.C, Catalogo della Mostra, Electa Edizioni, Napoli 1993.
La colonisation grecque en Méditerranée ocidentale. Actes de la rencontre scientifique en hommage à Georges Vallet organisée par le Centre Jean-Berard, l’École française de Rome, l’Istituto universitario orientale et l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Rome-Naples, 15-18 novembre 1995, Roma 1999.
Magna Grecia, Etruschi, Fenici. Atti del XXXIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1993, Taranto 1996.
Popoli e Civiltà dell’Italia Antica, VI. Lingue e dialetti, a cura di A.L. Prosdocimi, Roma 1978.
Principi Etruschi tra Mediterraneo ed Europa, Catalogo della Mostra, Bologna - Museo Civico Archeologico, 1 ottobre 2000-1 aprile 2001, Venezia 2000.
A. MELE, Il commercio greco arcaico: prexis ed emporie, Institue Français de Napoles Editore, Napoli 1979.
S. MOSCATI, Luci del Mediterraneo, Roma 1995.
S. MOSCATI, Il mondo dei Fenici, Milano 1966.
O. MURRAY, La Grecia delle origini, Il Mulino Editore, Bologna 1996.
W-D. NIEMEIER, "Nascita e sviluppo del mondo miceneo", in I Greci. Storia Cultura Arte Società, 2. Una storia greca. I. Formazione, a cura di Salvatore Settis, Torino 1996
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M. PALLOTTINO, Civiltà artistica etrusco-italica, Firenze 1976.
M. PANDOLFINI – A.L. PROSDOCIMI, Alfabetari e insegnamento della scrittura in Etruria e nell’Italia Antica, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1990.
V. PISANI, Le lingue dell’Italia oltre il Latino, Milano 1964.
Rasenna. Storia e civiltà degli Etruschi, a cura di G. Pugliese Carratelli, Credito Italiano Editore, Milano 1986.
Scritture Mediterranee. Atti del Seminario, a cura di G. Bagnasco Gianni - F Cordaro, Milano 1998, Milano 1999.
G. SUSINI, Epigrafia romana, Roma 1982.
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Rasenna. Storia e civiltà degli Etruschi, a cura di G. Pugliese Carratelli, Credito Italiano Editore, Milano 1986.
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G. SUSINI, Epigrafia romana, Roma 1982.
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M. TORELLI, Storia degli Etruschi, Bari 1981.
M. TORELLI, L’arte degli Etruschi, Bari 1986.
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IL TEMPO DELLE RELAZIONI TESSUTE
Patrizia Fortini

Scena di banchetto. Tomba del Tuffatore, 480 a.C., Paestum (Salerno), Museo Archeologico Nazionale
(da, Necropoli dell'Italia antica, Touring Club Italiano, Milano 1982, p. 157, fig. 201).
(da, Necropoli dell'Italia antica, Touring Club Italiano, Milano 1982, p. 157, fig. 201).

È in corso il convivio.
Ormai nei piatti di porcellana bianca rimangono labili tracce di succulente pietanze. Ed ecco… gli sguardi complici di due donne amiche s’incrociano. All’unisono, senza parlare, si alzano pervase da uno stesso sentire.
Ogni piatto, posata, bicchiere impiegati, lasciano il tavolo; ogni briciola di pane è spazzata. Un mazzo di rose gialle dai bordi di arancio screziati prende posto sulla tavola, al centro, ed intorno trasparenti calici e verdi bottiglie ricolme di rosso rubino.
Il tempo rallenta il suo andare: la pausa di un attimo per vivere insieme, in crescendo, il piacere. È giunto il momento del brindisi per augurare l’un l’altro il piacere.



Il convivio riservato ad un gruppo numericamente ristretto di individui ha un carattere spiccatamente privato. Le occasioni del banchetto privato sono varie: una festa famigliare (matrimonio), una ricorrenza religiosa o un avvenimento speciale (vittoria negli agoni). Si svolge generalmente all’interno della casa del privato cittadino in un ambiente di dimensioni ridotte, tali da accogliere i presenti, il numero dei quali varia di norma da tre a nove. Gli inviti sono formulati il giorno prima o il giorno stesso. Interviene solo chi è invitato, anche se il personaggio di riconosciuta fama si può far accompagnare da altri. Il tramonto segna il momento in cui dare inizio all’incontro. In questo caso, diversamente da quanto accade nel simposio pubblico dove gli aventi diritto partecipano indistintamente alla riunione, la presenza è subordinata all’invito formale di colui che indice il convivio. È l’ospite che invita e sceglie i commensali nella misura in cui si riconosce in loro e loro in lui; si ottiene così lo stabilirsi di una sintonia che rende possibile la creazione di rapporti interpersonali dove ognuno è libero di esternare la propria passionalità.


Dioniso, consegnando il vino agli uomini, si premura di insegnarne anche il corretto uso: mescerlo con acqua secondo determinate proporzioni, che variano da tre misure di acqua e una di vino, a cinque misure di acqua e tre di vino, a tre misure di acqua e due di vino. Questa pratica deriva dall’alta gradazione alcolica ottenuta impiegando uva raccolta solo dopo la perdita del fogliame. Una volta avvenuta la mescita il vino era versato entro un apposito recipiente, il cratere, per poi raccoglierlo con brocche (oinochoai) o mestoli; distribuirlo versandolo in kylikes, coppe dalle giuste proporzioni. Molto spesso il vasellame destinato alla mescita ed alla distribuzione del vino era adornato con scene legate allo svolgimento del simposio. Il loro ritrovamento ha consentito di comprendere la concezione ideologica che ha dato vita a questa pratica culturale.
Dioniso, attraverso queste regole, offre all’uomo uno strumento atto a preservare quella integrità corporea e psichica che garantisce l’instaurarsi dei rapporti interpersonali. L’assunzione del vino allungato impedisce al piacere di ripiegarsi su sé stesso e, così facendo, di relegare l’uomo nella terribile prigione della solitudine. L’etica comunitaria ne regola l’uso: il vino deve essere miscelato con acqua rispettando dosi ben precise che consentano di berne una certa quantità senza per questo indurre ebbrezza. Per un greco, il vino puro è àkratos, droga pericolosa; berlo può condurre alla pazzia o alla morte; è phàrmakon, bevanda ambivalente, benefica e dannosa ad un tempo.

Nel momento in cui, dopo il pranzo, si dà inizio al simposio vero e proprio, giovani schiavi tolgono le mense e nettano il pavimento dai resti del cibo. Poi passano una coppa con vino puro affinché ciascun commensale ne prenda un sorso mentre rivolge un atto di preghiera ed un’offerta in onore di agathoû daímonos – “del buon demone” -. Quindi recano acqua per detergere le mani ed unguenti per ungere il corpo: attraverso la pratica dell’abluzione, l’uomo assicura purezza al rituale e consente a sé stesso di entrare in contatto con il sacro. I preparativi continuano con la consegna a ciascun simpota di corone di mirto od edera, le piante sacre al dio Dioniso, oppure con l’offerta di bende di lana rossa, con le quali adornare il capo, segno di ammissione iniziatica nella nuova comunità. Quindi i giovanetti provvedono a mescere vino ed acqua nei crateri ed a reintrodurre le mense ricolme di deúterai trápezai, di dolciumi e leccornie, da accompagnare alla bevanda. Dopo la distribuzione del vino hanno luogo nuove libagioni in onore degli dei e degli eroi. I commensali, mentre versano fuori dalla coppa sorsi di vino miscelato prelevato da tre diversi crateri, intonano in coro una preghiera solenne accompagnati dal suono dell’aulós, strumento a fiato simile all’oboe.
Immediatamente dopo, il simposiarca, colui al quale è demandato il compito di stabilire le regole dell’incontro alle quali tutti debbono uniformarsi, invita i presenti al brindisi: ognuno beve e girando la coppa verso destra, là dove risiede la fortuna, la passa all’altro con un incitamento a bere alla salute di tutti, o di colui del quale cerca l’attenzione. La conversazione che si accompagna al vino, le declamazioni poetiche congiunte alla musica ed alla danza, i giochi di abilità, contribuiscono insieme a far lievitare il piacere che al fine si espande nell’eros.
Al termine del simposio i partecipanti escono insieme ai suonatori ed ai danzatori dando vita ad un kòmos, chiassoso ed allegro. Si cerca di prolungare gli effetti della festa, recandosi in un altro simposio o presso le abitazioni delle eteree per una serenata che si spera apra le porte all’amore.


Alcinoo potente, gloria di tutto il popolo,
questa è cosa bellissima, ascoltare un cantore
com’è costui, che ai numi per la voce somiglia.
E ti dico che non esiste momento più amabile
di quando la gioia regna fra il popolo tutto,
e i convitati in palazzo stanno a sentire il cantore,
seduti in fila; vicino son tavole piene
di pane e di carni, e vino al cratere attingendo,
il coppiere lo porta e lo versa nei calici:
questa in cuore mi sembra la cosa più bella.
questa è cosa bellissima, ascoltare un cantore
com’è costui, che ai numi per la voce somiglia.
E ti dico che non esiste momento più amabile
di quando la gioia regna fra il popolo tutto,
e i convitati in palazzo stanno a sentire il cantore,
seduti in fila; vicino son tavole piene
di pane e di carni, e vino al cratere attingendo,
il coppiere lo porta e lo versa nei calici:
questa in cuore mi sembra la cosa più bella.

Nel canto rapsodico, l’ampio respiro ed il senso drammatico con cui sono esposti gli avvenimenti, contribuiscono ad intrattenere piacevolmente gli astanti e a destarne l’interesse: l’incontro si protrae e con esso il piacere. Il convitato, seduto davanti alla mensa, stabilisce un rapporto personale, immediato e diretto, con la parola dell’aedo, favorito in questo dalla postura. E la parola lo trasporta nell’epoca del mito: rivivendo le imprese dei primi eroi e degli dei beati ritorna nel grembo del tempo primordiale e così facendo si libera dai limiti e dal peso della quotidianetà.

Dato che alla base dell’aristocratica società gentilizia cantata da Omero è posto il rapporto dell’individuo con la comunità, il vino assume importanza in virtù degli effetti che produce rispetto a tale relazionarsi. Lo si accetta nella misura in cui non sminuisce l’areté, la virtù del singolo, e la timé, il rispetto riconosciutogli dalla collettività nei momenti salienti della vita sociale. Vino e cibo, in quanto finalizzati al rapporto col diverso da sé, sono per questo garanti dell’autenticità del rapporto stesso. Pur tuttavia l’uomo è libero di scegliere se aderire o no alle regole: se trasgredisce ne paga scientemente le conseguenze perché sa che per annullare i benefici del vino è sufficiente sbagliare la circostanza in cui bere e, qualora questa sia opportuna, superare la giusta quantità. Egli sa bene che il lasciarsi tentare dal vino può condurre, attraverso la perdita di controllo delle facoltà razionali, il proprio piacere su lidi ignoti, non ricercati.
“Il vino, folle, mi spinge, che fa cantare anche l’uomo più saggio e lo costringe a ridere di cuore e a danzare, e suscita parola che è meglio non detta”, così confessa Odisseo al guardiano dei porci Eumeo dopo il pasto.


In primo luogo non sono ammesse le donne libere, ma solo le cortigiane, musiciste o danzatrici. Non vi sono più sedie davanti alle tavole imbandite o ai sgabelli, ma klinai, letti adorni di cuscini e coperte, dove si distendono in coppia i commensali, con il braccio sinistro appoggiato al cuscino posto sotto la nuca ed il destro libero. Il momento dedicato al pranzo e quello dedicato al consumo del vino si separano, affidando specie a quest’ultimo il compito di traghettare l’individuo verso l’eros. È appunto la rilvanza del sympínein - del bere insieme - che, ponendo in subordine la fase del deîpnon - del pranzo - che in realtà ne costituisce l’avvio, qualifica il banchetto greco come sympósion (bevuta comune). Mentre in età romana invece prevarrà il piacere per il cibo (coena, pasto, dal greco koiné, riunione).
Nella stanza del convivio, la scelta di collocare le klinai lungo le pareti in modo da rendere ognuno a portata di voce o di sguardo, nonché quella di farne condividere lo spazio da due convitati, distesi frontalmente od affiancati, è legata a quella regressione che consente all’individuo di recuperare il movimento attraverso il rapporto corporeo. Movimento questo che pone la parola in seconda linea, diversamente da quanto avviene nel banchetto omerico dove lo stare seduti focalizza l’attenzione sulla parola che giunge come una freccia direttamente dalla bocca dell’aedo all’intimo del convitato senza che questi abbia necessità di interazione corporea diretta con l’altro.


Simposio come rito di iniziazione, simposio come rito collettivo con la divinità, così lo presenta il filosofo Senofane:
Il pavimento lustra; mani, tazze pulite.
Uno ci pone in capo le ghirlande,
un altro tende fiale di balsamo, Il cratere
troneggia, pieno di serenità,
Altro vino promette di non tradirci mai:
è in serbo nei boccali, sa di fiore.
L’incenso spira tutt’intorno una fragranza
di chiesa, è chiara, fresca e dolce l’acqua.
Ha ciascuno il suo pane biondo; la salda mensa
è carica di cacio e miele denso.
C’è nel mezzo l’altare coperto di fiori,
la casa è avvolta di festa e di musica.
Uno ci pone in capo le ghirlande,
un altro tende fiale di balsamo, Il cratere
troneggia, pieno di serenità,
Altro vino promette di non tradirci mai:
è in serbo nei boccali, sa di fiore.
L’incenso spira tutt’intorno una fragranza
di chiesa, è chiara, fresca e dolce l’acqua.
Ha ciascuno il suo pane biondo; la salda mensa
è carica di cacio e miele denso.
C’è nel mezzo l’altare coperto di fiori,
la casa è avvolta di festa e di musica.
Il vino, oltre ad aiutare l’uomo a dimenticare le fatiche della vita, lo sospinge verso la verità: “in vino veritas” canta Alceo. Ricevendo la divina bevanda, l’uomo accetta il rischio di perdere il controllo su sé stesso, sulla sua parte razionale; di palesare, senza più maschere o difese, la sua vera natura e, di conseguenza, di esprimere liberamente l’intima passionalità sia attraverso il movimento del corpo che attraverso l’esercizio della mousiké dove la gestualità si fonde con la parola e il suono.
Fino al IV secolo a.C. la cultura greca è essenzialmente orale e la poesia si manifesta e si diffonde attraverso esecuzioni pubbliche nelle quali non solo la parola, ma anche la melodia ed il gesto hanno la loro funzione. La diversa mescolanza di questi elementi crea i nomoi, linee e generi melodici specifici che consentono al poeta di impostare testi e ritmo confacenti al tipo di manifestazione per cui il canto è composto, e all’uditorio di comprendere immediatamente la natura del componimento. Avviene così che la quasi totalità delle forme poetiche arcaiche prendano forma all’interno del simposio e siano in stretta relazione con le sue finalità. È l’esistenza del simposio che consente la nascita della lirica, della poesia individuale non legata al rito.
Solo per suo merito ancor oggi è possibile vibrare di passione ascoltando, ad esempio, Saffo che grida:

Solo per suo merito ancor oggi è possibile vibrare di passione ascoltando, ad esempio, Saffo che grida:
Pari agli dei mi sembra
quell’uomo: innanzi a te
siede e tanto vicino sente la tua voce
dolce,
il desiato riso. Oh, a me
il cuore sbatte forte nel petto e si spaura,
Ti scorgo, un attimo. e non ho
più voce;
La lingua è rotta, un brivido
di fuoco è nelle carni,
sottile; agli occhi il buio; rombano
gli orecchi.
Cola sudore, un tremito
mi preda. Più verde d’un erba
sono, e la morte cosi poco lungi
mi sembra...
... È possibile rivivere con Alceo la mollezza di un giorno d’estate:
Bagna il petto il vino, ché volge lo stella.
Tempo grave. Nell’afa
arde tutto di sete.
Suona di tra le foglie dolce lo cicala ...
E il cardo infiora.
Allupate le donne,
uomini smunti: all’alito di Siria
è un risucchio nel capo e nelle gambe.
... Partecipare al tormento di Archiloco:
Stremato, nella brama
boccheggio. Acuti spasimi, per colpa degli dèi,
mi bucano le ossa.





Una realtà retta da un ordine logico-ideale che costituisce la vera essenza delle cose e che solo la mente può cogliere. Attraverso quest’ordine ogni aspetto dell’esistenza viene purificato dalla mortalità corporea e sensibile e raggiunge l’eternità.
Il simposio assume pertanto il carattere della synousía, dello stare insieme dove il socializzare non è correlato all’espressione di un impegno sociale comunque ricercato, ma è indirizzato all’autocoscienza. Il pensiero logico-razionale espresso con la parola, con la conversazione, diviene il solo mezzo per raggiungere il godimento, un godimento però che preclude dal coinvolgimento psicocorporeo e punta alla sublimazione.

Un terribile paradosso che condiziona l’esistenza umana ancora oggi. In una simile concezione dell’essere non possono trovare posto i piaceri emozionali suscitati dall’arte, in ogni sua forma, se questa esprime la visione della realtà umana in quanto coesione di componenti molteplici e discordi non riconducibili all’unico principio logico possibile: la Bellezza. Bellezza intesa come ordine, equilibrio e armonia. Un’armonia formata da realtà univoche e non contraddittorie.



“... dialogare intorno alla poesia è come ai simposi di persone dappoco e sfaticate. Infatti queste, per il fatto di non sapere intrattenersi piacevolmente da se stesse e nelle bevute e neanche con la loro voce e i loro discorsi per la loro ignoranza, hanno gran pregio le flautiste, e pagano a gran prezzo una voce estranea, quella dei flauti ed è con la loro voce che conversano tra loro. Ma dove ci sono convitati per bene e colti, non vedi né flautiste né ballerine, perché i commensali bastano a sé stessi, e sono perciò capaci di stare insieme senza far chiacchiere né scherzi, ma parlando con la propria voce e ascoltandosi a turno garbatamente, anche se bevono molto vino”.


L’uomo stesso per ricongiungersi con il soprasensibile è costretto a rinnegare la propria esistenza corporea condannandosi al non-esistere. Anche i rapporti tra gli esseri umani debbono soggiacere a tale costrizione.



Laddove era ben chiaro per gli antichi Greci il rapporto stretto che intercorreva tra Dioniso e l’inconscio e come questo dovesse necessariamente tener conto della corporeità. Spesso infatti il dio è raffigurato accanto a Demetra, la dea madre dispensatrice del grano. Terra e donna, dove la recettività legata al lasciarsi penetrare da Dioniso, significa lasciarsi attraversare dall’inconscio ed accettare le capacità medianiche, interpretative che tale attraversamento genera.
Respingere Dioniso significa rinunciare alla propria emozionalità, alla propria corporeità, significa rinnegare il rapporto con l’altro. Significa impazzire, come accadde per le Menadi punite in questo modo dal dio perché si rifiutarono di seguirlo, di abbandonarsi alla forza dirompente dell’irrazionale collegato alla corporeità. Significa soccombere all’isteria che pur tuttavia non riesce a soffocare il grido di un corpo straziato che si inarca nel disperato tentativo di farsi riconoscere come esistente.
È possibile riconquistare il livello di sanità proposto dall’immagine del simposio arcaico, facendo propria quell’integrità psicocorporea che Platone per primo ha distrutto, seguito in questo da quanti si sono assunti il compito “doveroso” di definire la struttura della nostra cultura. Per questo diventa necessario separarsi dall’ideologia platonica e dai suoi derivati, per portare avanti una teoria della cura che produca una prassi in grado di svolgere una azione terapeutica vera: quella trasformazione in grado di restituire l’uomo al suo inconscio attraverso la sperimentazione della estensibilità dei suoi campi percettivi. La regressione sulla kline, di psicoanalitica memoria, è solo l’inizio di un contatto con la propria corporeità che allude ad un contatto ancora più profondo ed antico: quello in cui il suono era il punto di unione tra corpo e movimento, parola e linguaggio. Quello in cui la regressione psichica era indipendente dalla posizione distesa del corpo, ma anzi era favorita dalla posizione eretta del busto che permetteva direttamente, attraverso l’ascolto della voce dell’altro, secrezione della sua visceralità, di entrare immediatamente nel campo delle sue rappresentazioni, terreno fecondo di ogni processo di cambiamento interiore per quella presenza di cui diventa costantemente interprete.

BIBLIOGRAFIA
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S. MAZZARINO, “Kottabos siculo e siceliota”, in Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Sc. Mor. Serie VI, 15 (1939).
D. MUSTI, Il simposio nel suo sviluppo storico, Editori Laterza, (Biblioteca Essenziale Laterza, 34), Roma-Bari 2001.
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C.O. PAVESE, Tradizioni e generi poetici della Grecia arcaica, Edizioni dell’Ateneo, (Filologia critica, 12), Roma 1972.
F.M. PONTANI, I lirici greci. Età arcaica, Giulio Einaudi Editore, (Gli Struzzi, 82), Torino 1969.
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Riflessioni politiche di un quadriennio (2010-2013). Le Filippiche... di Filippo Paoli

DONNA ELVIRA, UNA RESISTENZA PER OGNI TEMPO







Dalle rare interviste che ha rilasciato, è evidente che ‘donna Elvira’, come veniva chiamata nella sua Palermo, era curiosa e coraggiosa, lontana dalle banalità e dai luoghi comuni, attenta a scegliere le parole. Dal volto e dallo sguardo trapelava tutta la sua forza costruita giorno dopo giorno attraverso le sue scelte. Non si è tirata neppure indietro di fronte ad incarichi nei quali era raro vedere una donna - e del Sud per giunta! - e così ha accettato di far parte del Consiglio di amministrazione della RAI, quella ‘dei professori’, tra il 1992 e il 1993. Le sue scelte editoriali sono sempre state coraggiose.
Non esita a pubblicare nel 1996 le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci nonostante l’intimidazione dell’Istituto Gramsci, controllato dal PCI, che invocava un poco chiaro rispetto dei diritti d’autore, rivendicati però anche da familiari ed eredi del politico sardo.
Lei non si piegò e scelse di pubblicare il libro. Elvira Sellerio negli anni ha coraggiosamente portato alla ribalta del grande pubblico molti autori, anche rischiando; non c’era niente di commerciale nella sua attività editoriale, non seguiva “quello che vuole la gente”. C’era, piuttosto, la passione per una impresa culturale che si pone come obiettivo l’emancipazione umana.






“INDIGNATEVI!”













YUNUS, LA RIVOLUZIONE DEL MICROCREDITO













LA CULTURA È SERVITA!

Fasce germinali composizione di Shelly Bisirri e Alexandra Iafolla












LE PIAZZE PER UNA NUOVA PRIMAVERA











C’È RICETTA E RICETTA!













SI PUÒ SEMPRE DIRE NO









È IL PENSIERO CHE CREA LA ALTERNATIVA

Nascente...di Filippo Paoli














“Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”
Ovvero… VAGITI DI LIBERTÀ
Ovvero… VAGITI DI LIBERTÀ









LA MEMORIA È ARTE
“Non sfugge al passato chi dimentica il passato”
“Non sfugge al passato chi dimentica il passato”

Andare... di Filippo Paoli












LO SFONDONE MONETARIO

Conchiglia di Valeria Amato







MEMORIA E RIVOLUZIONE

Scrigno di colori di Filippo Paoli



PUNTO DI NON RITORNO

Nasi di Filippo Paoli















L’INTERESSE PIU’ ALTO

Economia umana di Concetta Turchi




Vale la pena salvare la ‘finanza Casinò’ dunque? Sicuramente vale la pena scegliere come investire le proprie risorse finanziarie, come la semplice apertura di un conto corrente, avendo chiara l’esistenza delle “conseguenze non economiche”. Solo così potremmo perseguire… l’interesse più alto.
IL DIRITTO ALLA SPERANZA




Augusto e Michaela, una glottologa nata a New York da una famiglia di origine irlandese, non accettano la ‘sentenza’ e non si danno per vinti: non sanno cosa cercare ma non gli basta la spiegazione datagli dal medico che aveva diagnosticato la malattia di Lorenzo. Le notti trascorrono così sui libri presi in biblioteca e le pareti di casa si riempiono ben presto di appunti e schemi su cui fissare idee, intuizioni, ipotesi. “Non è giusto che soffra per la nostra ignoranza. Abbiamo la nostra responsabilità. Studiamo, leggiamo”, dice alla moglie. E sì, perché l’ignoranza uccide.







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Vaclav Havel. IL RESPIRO LIEVE DELLA PRIMAVERA di Filippo Paoli. Anno 2012

IL RESPIRO LIEVE DELLA PRIMAVERA
Filippo Paoli














né ho mai fondato nessuna ideologia. Sulla scena serviva un leader democratico.
E dove lo trovavi nella Cecoslovacchia del 1989?
Allora l’attor giovane ha fatto il suo dovere:
è salito sul palcoscenico e ha dato il meglio di sé”.






La Moldava, Mala Strana e il Castello di Praga di Filippo Paoli
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